Pensione in Convenzione Internazionale

Cosa accade alla pensione quando si lavora e si versano i contributi in Stati differenti?
Chi paga la pensione ai lavoratori stranieri che vengono a lavorare nel nostro paese?
Per regolare i problemi dovuti alle differenze e alle particolarità delle norme nazionali si è reso necessario stipulare accordi e convenzioni bilaterali con gli altri Stati.

Gli accordi bilaterali hanno l’obiettivo di sommare (totalizzare) tutti i periodi di assicurazione e di contribuzione maturati nei differenti Paesi per riconoscere al lavoratore un trattamento pensionistico adeguato al lavoro prestato in Nazioni differenti.
Viene anche stabilito come ottenere il pagamento della pensione nel Paese di residenza anche se viene pagata da un altro Stato. Si punta poi a raggiungere la parità di trattamento con i cittadini del Paese in cui si lavora.

Viene infine regolato anche l’aspetto fiscale per evitare la doppia imposizione.

Per quanto riguarda i cittadini dell’Unione Europea questi obiettivi sono pienamente raggiunti dai Regolamenti Comunitari con l’applicazione del Trattato dell’Unione che prevede l’abolizione di qualsiasi discriminazione in tema di nazionalità nella retribuzione e nelle altre condizioni di lavoro. Tutte le legislazioni nazionali dei 27 Paesi aderenti garantiscono questi benefici che sono stati estesi con accordi comunitari anche all’Islanda, alla Norvegia al Liechtenstein e alla Confederazione Svizzera. Ogni Paese paga la quota di pensione maturata sul proprio territorio secondo il sistema di calcolo definito “pro-rata”.

Con alcuni Paesi extracomunitari sono state invece stipulate convenzioni bilaterali oppure accordi parziali.

Le Convenzioni bilaterali riguardano gli Stati verso i quali più massiccia è stata l’emigrazione italiana nel tempo in particolare il Canada, l’Australia, gli Stati Uniti e l’Argentina e garantiscono parità di diritti agli italiani all’estero.

Negli ultimi anni poi anche l’Italia è diventata un paese con un notevole flusso immigratorio in entrata. Per questo motivo è importante che i lavoratori extracomunitari abbiano regolari versamenti dei contributi previdenziali per poter maturare una pensione in Italia. Anche in questo caso la strada da percorrere è quella delle Convenzioni. Tra i paesi coinvolti in questo fenomeno sono già operativi gli accordi con la Tunisia, la Turchia e con i Paesi della ex Jugoslavia e altri sono in via di ratifica.
Diversamente da quanto accade per la pensione, i regolamenti comunitari e le leggi italiane stabiliscono che i benefici sociali, per esempio l’assegno sociale che viene erogato a chi ha un reddito basso e non ha maturato il diritto alla pensione attraverso il lavoro prestato, siano a carico del paese di residenza e non siano esportabili all’estero, nemmeno per i cittadini italiani.